L’ex campione olimpico ha lasciato in tanti con il fiato sospeso dopo il racconto sulle sue condizioni di salute: cosa è successo.
Lo sport e la salute vanno di pari passo, dato che le condizioni fisiche sono essenziali per raggiungere il successo nella propria disciplina e per mantenersi ad alti livelli il più possibile. A volte, però, gli atleti fanno fatica a identificare i limiti imposti da testa, muscoli e organi, capaci di mettere da parte, con grande abnegazione, qualsiasi malessere in nome dei propri obiettivi.
Se, dal basso dei nostri divani, possiamo provare un forte senso di ammirazione per loro, spesso ciò potrebbe perfino rivelarsi una pratica rischiosa per la propria vita. È quello che è successo ad Antonio Rossi, ex campione olimpico di canoa, che ha iniziato a dedicarsi al kayak fin dal 1982. I suoi grandi trionfi sono legati indissolubilmente al K2: ha vinto un bronzo olimpico ai Giochi di Barcellona del 1992, ma è nell’edizione successiva che è esploso definitivamente.
Ha conquistato l’oro individuale nel K1 500 m e quello nel K2 1000 m ad Atlanta. Le cose sono andate molto bene anche nel 2000 e nel 2004, a Sydney e Atene, con un altro oro e un argento a referto. Insomma, parliamo di un campione che ha scritto la storia per l’Italia e non solo, ma che ha anche rischiato la vita.
Nel corso di una lunga intervista a ‘Milano Corriere’, Rossi è tornato sul malore che ha avvertito durante una gara in bici, poi rivelatosi un infarto: “Mi seccava dire che non stavo bene. Mollare una gara? Io? Chiamo: ho bucato, con calma venite a prendermi. È arrivato uno scooter ma non sono riuscito a salirci“.
Da allora, sono passati quasi tre anni e Rossi ha cambiato radicalmente approccio allo sport e alla vita, confessando di non sentirsi più indistruttibile: “So che basta un attimo per cancellare tutto, perché il fisico ti molli“. E ancora: “Adesso mi scatta il panico se mi taglio e vedo il sangue che non si ferma per via degli anticoagulanti“.
Oggi può essere grato di come siano andate le cose: “Un amico medico ha detto che mi era andata bene: il trombo – di quello si trattava – avrebbe potuto arrivare alla testa“. Rossi ha sempre basato la sua carriera su una preparazione fisica “ossessiva”, convinto che fosse l’unico modo per arrivare al successo, ma ora ha capito che ci sono dei limiti che non si possono superare e ha preferito raccontarlo a molti atleti che potrebbero vivere la stessa brutta esperienza ed essere più sfortunati di lui.
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