L’allarme legato all’influenza aviaria non solo non sta rientrando, ma ha determinato l’insorgenza di un enorme problema legato al latte.
Molti si chiedono perché è stata diffusa un’allerta relativa al consumo di latte e cosa c’entri questo con una patologia legata principalmente al pollame. Il nodo centrale di questa condizione è proprio quello che preoccupa maggiormente gli esperti di settore.
C’è stato, infatti, quello che viene definito il “salto” della malattia, quindi il passaggio della condizione da una specie all’altra. Quando si manifesta una situazione di questo tipo l’allarme cresce perché vuol dire che la diffusione non è più limitata ad una singola specie animale.
Il pericolo di contagio dell’influenza aviaria oggi è più alto e non riguarda più solo il consumo di carne, il contatto diretto con animali malati e le precauzioni intraprese in questi mesi. Si tratta, infatti, di una situazione molto più complessa legata all’utilizzo di latte. Gli esperti hanno pertanto invitato la popolazione a non consumare latte crudo, quindi non trattato, per nessun motivo anche se derivante da allevamenti controllati o da condizioni di cui si è certi al 100%.
L’influenza H5N1 oggi è un pericolo per tutto il mondo, tanto negli Stati Uniti, dove si sta diffondendo a macchia d’olio, quanto per l’Europa. Il problema è il rischio di trasmissione che ora corre l’uomo e che è molto più ingente rispetto a qualche mese fa. Con il salto dalla specie infetta a quella dei bovini si è ampliato il campo di attacco. Ed è stato identificato, inoltre, il primo caso umano in Texas. La persona in questione aveva avuto contatti proprio con i bovini.
“L’influenza aviaria sembra essere concentrata nel tessuto mammario delle mucche, anche se occorre identificare la presenza della replicazione del virus in altri tessuti” fa sapere l’OMS. Che invita le persone di tutto il mondo a non consumare latte non pastorizzato. La pastorizzazione è un processo che permette di uccidere il virus e quindi rende il latte perfettamente sicuro. Tuttavia, questa non è l’unica possibilità di contagio ad oggi esistente, ma ovviamente il contatto con gli animali infetti è sicuramente limitato a chi lavora nel settore. Mentre, bere latte non pastorizzato, è qualcosa che potrebbe capitare a chiunque.
Secondo le stime non solo uccelli, pollame e bovini: il rischio è che molti altri animali siano infetti, ma che la questione non sia ancora emersa del tutto. Il Ministero ha ricordato che si tratta di una malattia contagiosa tipicamente rintracciata nei volatili. Tuttavia, i virus di questo tipo possono essere pericolosi per l’uomo. Perché non ci sono “vincoli” effettivi che impediscano nel tempo di contaminare anche altre specie. Ciò non avviene sempre, devono esserci determinate condizioni, ma non è impossibile e il fatto che ci sia stato il primo caso di contagio umano ne chiarisce bene i contorni.
Per evitare il contagio, oltre a non consumare latte non pastorizzato, ovviamente è doveroso fare attenzione alla vicinanza con animali che potrebbero essere potenzialmente malati. Il virus si diffonde mediante le mucose orali, oculari e nasali, con l’aerosol nell’aria (come per il Covid). Quindi ognuno deve attuare tutte le misure del caso per prevenire l’eventuale contagio.
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